domenica 17 gennaio 2016

Il Cedro del Libano

Ciao, sono il famoso Cedro del Libano. Da 160 anni vivo su questa collina e osservo silenzioso il paesaggio che cambia. Sono molto anziano e stanco, ma oggi, nel tiepido sole invernale, voglio raccogliere le forze e raccontarti la mia storia.
 
 
Era un giorno di festa del lontano 1856, una meravigliosa festa, una festa di nozze; gli sposi si chiamavano Costanzo Falletti di Rodello ed Eulalia Della Chiesa di Cervignasco. Per suggellare in un modo particolare il loro amore e la loro unione, decisero di piantarmi qui. Io ero piccolino e mi ricordo di mani ruvide, sicure, un po' brusche, ma non prive di cura; mi ricordo della terra rincalzata con perizia alla base del mio tronco e poi ricordo la solitudine della prima sera da solo. Mi guardavo intorno, sospettoso e meravigliato, appollaiato sulla collina di Monte Falletto, e mi pareva strano dominare la pianura, in fondo ero così piccolo....
Passarono gli anni e le stagioni, così come passò la storia... sentii signori parlare dell'Unità d'Italia, di una contessa di nome Rosa Vercellana che abitava di tanto in tanto in una tenuta di fronte a me, dell'assassinio del re e di una grande guerra.
Arrivò poi una guerra ancora più grande e sentii parole a me sconosciute, percepii sensazioni nuove, paura, sconforto.. Passarono ancora altri anni e arrivò la desolazione, la miseria, la malora; io vedevo che i contadini non avevano più la forza di gustare la bellezza del paesaggio e non si accorgevano più della mia presenza. Erano impegnati a sopravvivere, ed impiegavano tutte le loro forze in questo.
Cominciai allora a cercare conforto in qualcosa di immutabile: il passare delle stagioni, la certezza del giorno dopo la notte, la speranza del sole dopo la pioggia..
 
 
Lentamente le cose migliorarono, ed io tornai a vedere giovani coppie fare una romantica passeggiata fino alle mie radici, in cerca di un luogo favorevole per un primo bacio. Quante ne ho viste da qui! Primi baci, primi amori, litigi, speranze infrante, dolore di chi veniva a "sedersi su di me" in cerca di un po' di solitudine...
Poi un giorno vidi un piccolo corteo di automobili in lontananza...erano i signori "dell'UNESCO" che venivano in visita per stendere una relazione sui luoghi che io vedevo da sempre e poi sentii la grande festa: siamo diventati Patrimonio Mondiale dell'Umanità! Io ormai sono vecchio, stanco, un po' restio ai cambiamenti e non capisco tutti questi paroloni. Io trovo conforto nel vedere le mamme che alzano fra le braccia i loro figli in modo che le loro dita grassottelle possano sfiorare le mie fronde - che solletico - (io rido, ma non mi sentono), vedo con piacere i contadini ed i viticoltori, che lavorano con gesti esperti e sicuri la vigna di nebbiolo da barolo attorno a me, sento i loro discorsi, i borbottii a mezza voce, le preoccupazioni.
Voglio ancora stare qui tanto tempo, in fondo sono parte del territorio, voglio ancora vedere il sole tramontare dietro la collina ed essere testimone di baci rubati e di vendemmie perfette...

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